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23 Aprile 2024Stipendio e carriera, ruolo sanitario, conciliazione lavoro e vita privata sono i nodi per i farmacisti dipendenti. Per i titolari di farmacia migliorare il contratto non mette a rischio sostenibilità. I nuovi dati della survey di Fenagifar
Crescita salariale e progressione di carriera, riconoscimento “nero su bianco” del ruolo sanitario, conciliazione vita lavorativa e vita privata. Sono questi gli ambiti di maggiore criticità relativi alle condizioni di lavoro avvertiti dai farmacisti dipendenti che contribuiscono alla crisi in atto e alla fuga dalla professione. A rilanciare i risultati della survey condotta tra i collaboratori in vista del rinnovo contrattuale è il Fenagifar che, in un ulteriore step di indagine, ha raccolto anche il percepito dei titolari di farmacia. Tra gli aspetti analizzati il livello di conoscenza degli strumenti introdotti dall’attuale contratto e la sostenibilità della farmacia nel caso di modifiche all’attuale contratto.
Survey Fenagifar: primo motivo di insoddisfazione è il salario
«In vista della riapertura delle trattative per il rinnovo del Ccnl» che scade a fine agosto «abbiamo ritenuto importante raccogliere le esigenze e le principali criticità avvertite dai giovani farmacisti in merito alle attuali condizioni di lavoro» ha spiegato Vladimiro Grieco, presidente Fenagifar, durante l’evento “Giovani farmacisti e CCNL: analisi, confronto, azione” organizzato a Cosmofarma. «Attraverso l’indagine conoscitiva sottoposta nello scorso periodo a 2300 farmacisti – di cui il 90% è collaboratore e l’83,5% under 40 – sono emerse quattro criticità, che sono alla base di una insoddisfazione generale e che rappresentano alcune delle motivazioni della fuga dalla professione a cui stiamo assistendo». In cima alla lista, c’è la questione retributiva: «il 67,1% dei colleghi si ritiene poco o per niente soddisfatto del proprio salario. Si tratta di un tema delicato perché va a coinvolgere anche la sostenibilità della farmacia». Sul trend, «si innesta anche la recente indagine del Pgeu: il farmacista italiano risulta guadagnare di meno, se confrontato con i salari medi, negli anni, degli altri professionisti sanitari europei. Il gap, a seconda dei Paesi, può variare entro una forchetta compresa tra i 200 e i 270 euro in meno. Tale dato risulta essere stato parzialmente mitigato dalla introduzione, nel nuovo CCNL, del livello Q2, un importante risultato che, tuttavia, necessita ancora di essere approfondito. Gli italiani, per altro, risultano essere penalizzati da un sistema di tassazione ancora particolarmente elevato, rispetto ad altri paesi».
I percorsi di carriera e di crescita sono poco chiari
Un nodo rilevante è poi costituito dalla possibilità di crescita e di carriera: «Il 65,5% del campione intervistato non si sente motivato e non intravede un potenziale avanzamento di carriera all’interno della farmacia, e solo il 18,1% solo leggermente». Anche in questo caso, «la novità dell’Area Q2 ha influito positivamente, sia pure in misura ancora parziale. Resta, però, la sensazione di volerci vedere più chiaro in questo strumento, che appare ancora poco applicato e delineato».
Sul piatto c’è, poi, l’organizzazione del lavoro: «Il 76,3% dei colleghi non reputa che il lavoro si concili con la propria vita familiare o privata. È un aspetto importante, anche considerato che quasi l’80% dei farmacisti è donna e a volte mamma». In generale «i carichi di lavoro rappresentano una forte criticità, accanto a turni che spesso sono percepiti come massacranti». Alla luce di questo quadro, «l’80,3% dei colleghi cambierebbe lavoro nei prossimi anni 5 o comunque ci ha pensato»
La survey dei titolari: migliorare il contratto non mette a rischio sostenibilità. Q2 poco noto
Ma interessanti sono anche i risultati della Survey effettuata nei giorni scorsi attraverso interviste telefoniche a un campione di oltre 960 titolari di farmacia, per rilevare l’orientamento sulle criticità segnalate dai collaboratori e sulla possibilità di modificare alcuni aspetti del Ccnl. «Il campione è stato organizzato in under e over 40, per cogliere i diversi orientamenti legati anche a stili manageriali e imprenditoriali che possono essere differenti». Nello specifico, «a ritenere che il salario corrisposto ai collaboratori farmacisti in base all’attuale Ccnl non sia adeguato è il 79,9% degli under 40 e il 70,9% degli over 40. Per il 75,5% dei titolari under 40 la carenza di personale nel comparto delle farmacie è legata a un Ccnl poco attraente – lo pensa anche il 62% degli over 40 – e per l’87,1% dei titolari, senza distinzioni di età, un contratto che favorisca maggiormente avanzamenti di carriera in base ai meriti e all’impegno profuso potrebbe stimolare positivamente i dipendenti». Ad essere affrontato è poi il tema della sostenibilità per la farmacia in caso di cambiamenti al contratto: «il 63% ritiene che una eventuale modifica del contratto sarebbe sostenibile per la farmacia».
Ma di particolare interesse è poi l’analisi del livello di conoscenza e utilizzo di «alcune previsioni contrattuali che possono rappresentare un sostegno al reddito e strumenti di progressione di carriera: a emergere è che la metà dei titolari non sa che nell’attuale contratto è previsto il livello quadro Q2 e solo uno su quattro dichiara di averlo assegnato». Altro ambito su cui la conoscenza è da costruire è il «welfare aziendale: il 53,3% non sa cosa sia e il 20% del campione crede che corrisponda ai buoni pasto».
La piattaforma di Fenagifar per raccogliere le istanze dei giovani farmacisti
Da qui le proposte già elaborate da Fenagifar e sottoposte a petizione: prima tra tutte «il riconoscimento del ruolo di operatore sanitario. Al di là della forma contrattuale, la necessità è di mettere nero su bianco che siamo professionisti sanitari. Come emerge, è quanto mai necessario definire con più chiarezza e omogeneità i criteri di accesso al livello Q2, nonché prevedere ulteriori livelli di progressione, in modo da delineare veri percorsi di crescita professionale e salariale. Per garantire poi un aumento retributivo, va implementato l’ambito dei premi di merito e di risultato, con obiettivi e numeriche chiare. In questo senso, di supporto può essere il welfare aziendale, che va reso strutturale. C’è poi la formazione, che va tutelata e incentivata. Una proposta potrebbe essere quella di prevedere ore di permesso per la formazione Ecm, analoghe a quello per lo studio. Le proposte, frutto di un lavoro di condivisione con i giovani farmacisti e ulteriormente sottoposte a petizione, confluiranno in un Documento che verrà consegnato agli organi di categoria, alla rappresentanza sindacale, a Federfarma, come piattaforma che rappresenti le istanze dei giovani farmacisti».
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