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18 Marzo 2025Stop alle divise indossate dagli operatori sanitari al di fuori degli ambienti sanitari. E' il richiamo del commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino, Thomas Schael
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Indossare il camice al di fuori degli ambienti sanitari favorisce la diffusione di germi e batteri, aumentando il rischio di infezioni ospedaliere. Per questo motivo, il commissario della Città della Salute e della Scienza di Torino, Thomas Schael, ha introdotto il divieto di accesso alla mensa, ai bar e agli uffici aziendali con l'abbigliamento sanitario. La decisione, ribadita in una circolare inviata ai direttori sanitari e ai responsabili delle strutture ospedaliere, punta a rafforzare le norme igieniche e a ridurre il rischio di infezioni correlate all’assistenza (ICA), che colpiscono circa il 5% dei pazienti ricoverati, con percentuali ancora più alte in alcune statistiche.
Il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva dell'Università Statale di Milano, evidenzia che il trasferimento di microrganismi tra diversi ambienti rappresenta un rischio concreto per la diffusione delle ICA. Studi scientifici dimostrano che i camici possono essere contaminati da batteri pericolosi, come lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) e il Clostridium difficile, capaci di sopravvivere sui tessuti per diverse ore o persino giorni. La criticità è accentuata dal fatto che molti camici non vengono sostituiti quotidianamente, aumentando il rischio di trasmissione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) da tempo raccomandano norme più rigorose per la gestione dell’abbigliamento sanitario. In alcuni paesi, come il Regno Unito, gli ospedali hanno vietato l’uso di camici a maniche lunghe, sostituendoli con divise a maniche corte per limitare la contaminazione. Tuttavia, in molte strutture sanitarie è ancora diffusa la pratica di utilizzare i camici al di fuori delle aree cliniche, favorendo la propagazione di microrganismi patogeni.
L’iniziativa della Città della Salute di Torino si inserisce nel quadro delle migliori pratiche internazionali. Il direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio di Milano sottolinea che la prevenzione delle infezioni passa anche attraverso il rispetto di un "dress code" sanitario, adeguato e che misure di questo tipo contribuiscono a rafforzare la cultura dell’igiene ospedaliera.
Pregliasco, a sua volta, evidenzia come la circolare di Torino rappresenti un segnale importante per sensibilizzare sull'importanza dell'igiene negli ambienti sanitari e sulla necessità di applicare misure specifiche, più o meno restrittive a seconda del contesto lavorativo. Nei reparti più critici, come le sale operatorie, le terapie intensive e i centri per ustionati, il livello di attenzione deve essere massimo. Il problema delle infezioni correlate all’assistenza, ovvero quelle contratte in ospedale, è complesso e difficile da eliminare del tutto, anche perché molti pazienti sono fragili, immunodepressi e sottoposti a procedure invasive che comportano un rischio aggiuntivo.
Secondo l’esperto, il controllo delle ICA non è solo una questione sanitaria, ma ha anche implicazioni economiche e medico-legali. È fondamentale adottare un approccio sistematico su più livelli, perché il cambio degli indumenti e un’accurata igiene personale non sono gli unici strumenti di prevenzione, ma restano elementi chiave nella lotta alla diffusione delle infezioni.
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